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07/12/14

Nemesis, l'ipotetica compagna del Sole

Nella prima metà degli anni ottanta un gruppo di scienziati ipotizzò l'esistenza di una misteriosa stella che avrebbe orbitato intorno al Sole ad una distanza variabile tra 50.000 e 100.000 Unità Astronomiche. L'oggetto, una nana rossa o nana bruna, sarebbe stato il responsabile delle estinzioni di massa che ciclicamente si erano verificate nella storia della Terra. Per questo motivo all'ipotetico astro fu dato il nome di Nemesis, la dea greca della vendetta.
Nel 1984 i paleontologi David Raup e Jack Sepkoski pubblicarono un articolo sulla rivista Nature sostenendo di aver individuato una periodicità di circa 26-27 milioni di anni nelle estinzioni di massa avvenute negli ultimi 250 milioni di anni.
Gli eventi erano determinati in base alla variazione della numerosità delle famiglie di fossili vertebrati marini, invertebrati e protozoi presenti negli strati geologici relativi ai periodi considerati.
Nello stesso anno, per spiegare questa presunta periodicità, due squadre di astronomi, la prima composta da Daniel P. Whitmire ed Albert A. Jackson e la seconda da Marc Davis, Piet Hut e Richard A. Muller, giunsero in maniera indipendente a formulare l’ipotesi che queste estinzioni di massa fossero causate da una ipotetica stella compagna del nostro Sole che nel periodo di massimo avvicinamento andava ad interagire con la Nube di Oort spingendo un certo numero di comete verso il sistema solare interno ed aumentando così la probabilità statistica di un eventuale impatto con il nostro pianeta.
Questa stella doveva essere una nana rossa o una nana bruna che orbitava intorno al Sole ad una distanza variabile tra 50.000 e 100.000 UA (UA = Unità Astronomica pari alla distanza media tra la Terra ed il Sole cioè 149.597.870,700 km) con un’orbita fortemente ellittica che viene completata nell’arco di circa 30 milioni di anni, corrispondente alla ciclicità delle estinzioni.
Ad essa fu assegnato il nome di Nemesis, la dea greca della vendetta, in quanto stella portatrice di distruzione.
Analizziamo adesso le datazioni delle grandi estinzioni di massa conosciute partendo da quelle più antiche:
  • Ordoviciano-Siluriano (circa 450 milioni di anni fa)
  • Tardo Devoniano (circa 377 milioni di anni fa)
  • Permiano-Triassico (circa 251 milioni di anni fa)
  • Triassico-Giurassico (circa 203 milioni di anni fa)
  • Cretaceo-Terziario (circa 66 milioni di anni fa)
A queste vanno aggiunte altre estinzioni di minore entità come quelle avvenute 2, 11, 35-39, 90-95 e 170 milioni di anni fa.
Come vediamo già le date delle estinzioni più recenti fanno saltare la presunta periodicità e comunque sembra che oggi la teoria della ciclicità delle estinzioni sia fortemente contrastata da molti scienziati che hanno ridimensionato alcune estinzioni in base ai dati paleontologici emersi nel corso degli anni. In pratica alcune delle estinzioni prese in considerazione sarebbero più apparenti che reali ed avrebbero “forzato” la supposta ciclicità di tali eventi.
Facciamo infine alcune considerazioni di tipo astronomico-matematico su Nemesis.
Essa dovrebbe soddisfare i seguenti requisiti:
  • deve avere un periodo orbitale di circa 27-30 milioni di anni
  • deve attraversare, o comunque sfiorare, la nube di Oort che si trova a 50.000 UA
In base alla terza legge di Keplero il primo requisito fissa il semiasse dell’orbita ed il secondo fissa il perielio e quindi l’eccentricità dell’orbita.
Da questi calcoli si deduce che Nemesis non può essere di massa troppo piccola perché nel passaggio ravvicinato con la nube di Oort potrebbe influenzare l’orbita di un numero molto limitato di comete, mentre nel punto di maggiore distanza dal Sole potrebbe essere facilmente strappata dal sistema binario dall’attrazione gravitazionale di altre stelle vicine.
Inoltre Nemesis non può essere più luminosa di una nana rossa perché altrimenti, data la sua vicinanza, sarebbe più brillante di Venere.
Ne segue che Nemesis potrebbe essere una nana rossa, come ipotizzato da Davis, Hut e Muller, oppure una nana bruna, come invece sostenevano Whitmire e Jackson.
Tuttavia un corpo celeste di questo tipo, data la sua eccezionale vicinanza, dovrebbe avere una parallasse molto grande ma nelle esplorazioni del cielo eseguite dai vari satelliti e telescopi orbitali sia sullo spettro visibile che all’infrarosso non è mai stato individuato un simile notevole oggetto.
Concludendo: la periodicità delle estinzioni non sembra essere più così certa, Nemesis non è stata individuata da alcun telescopio o satellite, pertanto è abbastanza probabile che semplicemente non esista ed il Sole sia uno dei rari esempi di stella singola.

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